E poi smettevo di scalciare, arrabbiarmi, combattere.
Non fu una resa, ma la decisione consapevole di abbandonare quella mia illusione di controllare il flusso naturale degli eventi.
Accettazione, la chiamavano.
Mi fermai.
E improvvisamente gli spigoli del mio viso si ammorbidirono.
Respiravo.
Sentivo il vento attraversarmi, fluire insieme ai miei pensieri non più tesi.
Qualcosa o qualcuno si allontanava da me, come qualcosa di così naturale. L’accompagnai con lo sguardo, fu un attimo, salutai con gratitudine.
Ogni cosa era libera di seguire il suo flusso.
Ed io ero parte non più di una lotta, ma dell’intero fluire dell’universo.
Una voce, la mia, che smetteva di urlare e si univa al coro melodioso dell’Esistere.
Scorrevo, armonia e respiro.
Ogni cosa era libera.
E non c’era più dolore.
[Da Heartquake, Oscar Travino]
Ho voluto condividere con voi questa poesia perché descrive molto bene l’accettazione di qualcosa che un tempo ci ha fatto male, ci fa ancora male. Accettare qualcosa non accade all’improvviso, serve tempo, serve perdono e consapevolezza. Comprendere l’accettazione e qualcosa di grande, e il risultato di un lavoro personale che hai fatto su di te, e che ti porta ad un grandino più su, verso un evoluzione fantastica, verso l’amore incondizionato. E un cammino tosto, ma se ci riesci, ne varrà la pena, e non ci sarà più dolore.
Un abbraccio e buon fine settimana.