Imamiah, angelo 52, dei nati dall’8 al 12 dicembre.
Imamiah, o ‘Imamiyah, è il 52esimo Soffio e il quarto raggio angelico nel Coro venusiano degli Angeli Principati, nel quale amministra le energie di Marte. Il suo elemento è il Fuoco; ha domicilio Zodiacale dal 15° al 20° del Sagittario ed è l’Angelo Custode dei nati dall’8 al 12 dicembre.
I sei Angeli Custodi del Sagittario sono potenze che collettivamente fanno dei loro nati persone leali, gentili, energiche e indipendenti, capaci di gestire il potere ma anche di essere generosi con i deboli gli oppressi; orgogliosi e impulsivi, questi nati sono anche pronti a dimenticare i torti. Secondo Sibaldi i 6 angeli del Sagittario hanno anche una caratteristica specifica: sono accomunati da qualità molto simili tra loro, il che non si riscontra nelle energie angeliche di nessun altro segno zodiacale: è semmai molto raro che due Angeli dello stesso segno si somiglino. Questi
Principati, invece, sembrano essere una sorta di variazione sullo stesso tema esistenziale, che Sibaldi chiama “il Castello”: quello che sembra rappresentato, fra 2 torri, nel pittogramma delle 3 lettere-radice del Nome di Vehuel (il primo dei Principati). E aggiunge che i Principati, appunto,
sono gli Angeli della Bellezza: Dante, nel pieno rispetto della Qabbalah, li colloca nel terzo cielo del Paradiso, quello di Venere. La bellezza è quel qualcosa che si coglie nelle forme, ma che supera le forme stesse: e tutti i loro protetti sembrano appunto porsi, sul piano esistenziale, come “in alto” rispetto agli altri, in quanto cercano in se stessi una forma di identità più alta, più grande del semplice «io». Se per moltissimi che si accontentano di appartenere a un qualche «noi» (nazione, squadra, azienda, famiglia, religione, razza) l’«io» non è ancora nemmeno considerato, e per molti altri ancora l’«io» è un punto di arrivo (già riuscire a essere se stessi è una grande conquista), per i nati sotto questi angeli l’io è addirittura una porta (la Hé!), l’inizio di una via, oltre la quale sono impazienti di avventurarsi. Perciò il «noi» può annoiarli e opprimerli, così come fermarsi alla semplice accettazione e soddisfazione dell’«io».
Il dono dispensato da Imamiah è l’AMNISTIA, o l’ESPIAZIONE.
Imamiah dispone del potere di armonizzare le energie di Marte (che rappresenta la forza e il lavoro), con quelle di Venere (che rappresenta l’amore, la dolcezza, la facilità). Se entrano in sintonia con lui, egli dona ai suoi protetti temperamento forte e spirito di sopportazione nelle avversità; guida a trovare la propria via tutti coloro che in buona fede cercano la verità. Dice Haziel che questo angelo accorda il piacere di ciò che è primordiale, l’anelito a quanto è divino; il desiderio di abbellire il mondo fisico e quello invisibile. Inoltre opera precipuamente sulle forme fisiche donando bellezza o fascino, come doti a garanzia di grazia e di successo. Dona la capacità di attingere la propria liberazione e compiere senza sforzo qualunque tipo di lavoro, successo nella vita sociale e nel soccorrere prigionieri o persone in situazioni difficili: Imamiah fa dei suoi protetti persone apportatrici di concordia, bellezza e armonia, capaci di dare alla Società tangibili attestazioni d’amore. L’energia dovuta a questo Angelo produce anche l’amore e la stima di sé, da cui discende la facoltà di essere stimati dagli altri.
Sappiamo che secondo la Kabbalah tre versetti dell’Esodo (ciascuno composto da 72 lettere), celano il codice dei 72 Nomi di Dio; e precisamente i versetti 19, 20 e 21 del capitolo 14. Riguardo alle origini delle lettere nel trigramma-radice di questo Nome, ayin-mem-mem, la Ayin (occhio) proviene da: “Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro” (Esodo, 14, 19). La prima Mem (acqua) viene da (Esodo, 14, 20): “venendosi a trovare fra l’accampamento degli Egiziani e quello di Israele“; mentre la seconda Mem proviene da (Esodo 14, 21): “e l’Eterno, durante tutta la notte, ritirò (prosciugò) il mare con forte vento da Oriente“. Il rebus formato da queste 3 lettere, in relazione alla loro origine, dà l’immagine della pioggia che si avvicina; suggerisce inoltre che questo angelo aiuti a leggere nel più profondo dell’essere e a contemplare la potenza divina che si esprime nella natura (interpr. Muller-Baudat).